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Virginia Sartori

Arte. Visione. Passione.

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Virginia Sartori (1988)
Visual Artist

Pirogonia
30:43

Pirogonia

performance di Virginia Sartori con la partecipazione di Sofia Miori riprese e montaggio di Michele Facchinelli Musica di Friform Caratteristica della pratica performativa di Virginia Sartori è la struttura circolare, in cui da un punto zero iniziale si va costruendo e decostruendo una narrazione che riporta, dopo il raggiungimento dell’apice, alla situazione iniziale. Nel frattempo, però, tutto è cambiato, nella scena e all’interno degli spettatori, che assistono ipnotizzati e impotenti allo svolgimento dell’azione. Questa poetica di mutamento, che usa per definizione il corpo come strumento e oggetto di indagine, affronta tematiche che spaziano dall’erotismo, alla psicanalisi, ai turbamenti della società, fino a raggiungere alti gradi di spiritualità. Pirogonia è il racconto della nascita del fuoco come elemento primigenio e simbolo di interiorità, reso esplicito da una “vestizione” simbolica, in cui dall’oscurità emerge gradualmente ciò che normalmente si tende a coprire e occultare. Il mezzo usato dall’artista è lo shibari o kinbaku, una disciplina del bondage giapponese che consiste nel legare una persona in un contesto erotico. Evoluzione dell’arte marziale utile ad immobilizzare i prigionieri di guerra, diventa una pratica sessuale a oggi molto diffusa, al punto di superare anche questa ghettizzazione per rientrare nei contesti sociali come tecniche di rilassamento o forma artistica, pienamente sdoganata fin dagli anni Settanta dall’artista Nobuyoshi Araki. Nelle tradizionali cerimonie religiose giapponesi è sempre stato usuale includere corde e legamenti per simboleggiare il collegamento tra l'umano e il divino. Anche Pirogonia è un vero e proprio rituale performativo, in cui legami fisici ed emotivi, relazionali, che portano in risalto il corpo del bunny e lasciano intravedere l’ombra del rigger. Una danza passionale che si muove come fuoco finché il fuoco non smette di ardere, o finché uno dei due giocatori non cede all’estasi dell’eccesso. Paradossalmente, sono proprio le corde - intese come contorno e limite - a disegnare e a rendere visibile la forma incorporea dell’elemento plasmatico. Il tutto è accompagnato dal volume assordante delle musiche di Friform, che stimolano una totale immersione sensoriale nell’opera e nella performance
PornèGraphè
02:49

PornèGraphè

L’opera d’arte Pòrne Graphè vuole essere la sintesi di una contemporaneità dove intimo e pubblico, perversione e morigeratezza non hanno più confini. Realtà e irreale non sono distinguibili e ci si ritrova a vacillare cercando un equilibrio morale in cui sentirsi a proprio agio. Il significato di pornografia ha etimologia greca: πόρνη, porne, "prostituta" e γραφή, graphè, "disegno" e "scritto" e quindi letteralmente "scrivere riguardo" o "disegnare" prostitute. La pornografia non può e non dovrebbe essere reale, come spiega un personaggio di Alan Moore e di Melinda Gebbie in Lost Girls - Ragazze perdute, “... le pornografie sono i boschi incantati dove il nostro io più segreto e vulnerabile può giocare in tutta tranquillità. Sono lussuosi palazzi che tutte le polizie e gli eserciti del mondo esterno non potranno mai saccheggiare o ridurre in macerie. Sono i nostri giardini segreti, dove sedicenti sentieri di parole e immagini ci conducono alla porta accecante del πόρνη pòrne graphè γραφή nostro piacere... oltre cui le cose possono essere espresse, in una lingua che supera ogni letteratura e ogni parola...” L’Artista decide di utilizzare fotografie esplicitamente erotiche, modificandole in maniera violenta e fastidiosa (per elicitare lo stesso fastidio che si potrebbe provare in quanto vittime di cyber flashing), come nell’opera precedente Fallo*. L’intento è quello di sdegnare e provocare chi osserva, riportandolo a considerare le proprie posizioni su concetti strettamente legati all’aspetto erotico della vita d’ogni giorno e d’ognuno. L’opera urbana per le città, viene diffusa dall’artista in sembianze di drago, impersonificando il Drago Junghiano del Caos. Finchè il Pòrne rimane Graphè non dobbiamo scandalizzarci. Quindi ti scandalizza Pòrne Graphè ?
PELLE · performance artistica
05:39
Tu che mi guardi, io che mi racconto
08:07

Tu che mi guardi, io che mi racconto

Mostra del progetto artistico di arte relazionale di La Chigi e Virginia Sartori Cappella Vantini, aprile 2024 riprese e montaggio di Sara Cao La Commissione provinciale per le Pari Opportunità tra donna e uomo, il Servizio Cultura, Turismo e Politiche Giovanili del Comune di Trento e Alchemica APS sono gli enti che hanno collaborato per realizzare ed inaugurare la mostra Tu che mi guardi, io che mi racconto, restituzione visiva del progetto artistico di arte relazionale delle artiste trentine La Chigi e Virginia Sartori. Al confine tra scultura, performance e arte partecipata, La Chigi e Virginia Sartori hanno ideato e realizzato un percorso “da donna a donna” - rivolto però a tutti i pubblici e a tutta la cittadinanza. La mostra si colloca a conclusione di un processo condiviso, avviato a partire dall’estate 2023, in cui le artiste hanno invitato, attraverso una chiamata aperta, circa cinquanta donne di diverse età e provenienze a partecipare all’esperienza. Ciascuna donna ha “prestato” il proprio volto alla realizzazione di un calco in gesso in un’ambientazione ispirata a un centro estetico - in questo caso dell’anima -, per suggerire l’idea e l’esperienza della “cura”, filo conduttore dell’intero progetto, rimasto aperto fino a febbraio 2024, e ha offerto, al termine della posa, una narrazione personale rivolta ad altre donne. Attivando gli elementi caratteristici dei propri linguaggi espressivi - scultura e performance per Virginia Sartori, installazione e lavoro d’archivio per La Chigi - le artiste hanno quindi raccolto e trascritto stralci delle interviste libere, che, uniti ai calchi in gesso, costituiranno il fulcro dell’esposizione presso Cappella Vantini e della performance che avrà luogo nello stesso spazio durante l’opening. Osservando le opere e leggendo le testimonianze in mostra, si coglie il senso più profondo della ricerca di La Chigi e di Virginia Sartori: un invito a compiere il gesto simbolico di togliersi la maschera, dedicandosi un momento di sospensione del quotidiano per elaborare un messaggio intimo dalla potenza universale. Tu che mi guardi, io che mi racconto diventa così pretesto per riflettere sull’essenza stessa della femminilità, ancestralmente avvolta da misteri che con delicatezza e discrezione vengono svelati, nell’intento di costruire un archivio e un affresco collettivo dell'essere donna oggi.
La Papessa
02:17

La Papessa

di Virginia Sartori per Ars Foemina: densità dei segni e profondità dei sensi. Forte di Nago Trento, aprile 2019 Associazione Andromeda riprese e montaggio di Sara Cao Un percorso tra pittura, scultura, fotografia, body art, performance, materiali e tecniche, che accompagna il visitatore nelle opere di Gabriella Bais, Ines Fedrizzi, Elena Fia Fozzel, Rosanna Job, Francesca Lorenzi, Claudia Mageli, Laura Marcolini, Daria Santoni, Virginia Sartori, Rosanna Zen e Annamaria Rossi Zen. «Le artiste dimostrano di trovare tutti i giorni la forza e il coraggio di rivoluzionare il proprio pensiero, di guardare con attenzione al passato e al presente, proiettate verso il futuro senza esporsi con giudizi – ha commentato la storica dell’arte Paola Cassinelli presente all’inaugurazione della esposizione – i loro progetti artistici nascono dall’utilizzo di concetti attualissimi, espliciti, fortemente meditati, privi di qualunque forma di retorica». «E’ un percorso che la nostra associazione ha voluto fortemente – ha commentato la presidente dell’associazione Andromeda Ginetta Santoni – è tanta l’emozione per essere riusciti a creare una grande energia, una preziosa unione fra le ragazze che hanno partecipato ma anche all’interno della comunità che è intervenuta». «Abbiamo abbracciato il progetto con soddisfazione – ha commentato l’assessora alla cultura di Nago-Torbole, Luisa Rigatti - certi che oggi più che mai sia importante coltivare e diffondere il desiderio di confronto, il rispetto e la voglia di conoscenza di tutto ciò che accade attorno a noi. E i suoi protagonisti».
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