Biografia

Artista Multidisciplinare e Presidente di Alchemica, associazione culturale attiva sul territorio di Trento.

 

Virginia Sartori, nata in provincia di Trento nel 1988 è un'artista visuale e performer dal respiro globale ma passionalmente legata al territorio in quanto fondatrice e Presidente di Alchemica, associazione culturale attiva sul territorio di Trento da più di cinque anni.
Specializzata in scultura e arte decorativa presso l'Accademia di Belle Arti di Bologna e l`Accademia di Bellas Artes dell’Università Complutense di Madrid ; Master in Arti Terapie con Artedo, ha presentato le sue opere (performances , pittura, azioni interattive, oggetti ed installazioni)  a Bologna, Firenze, Trento, Napoli e Madrid. Conta inoltre più di 10 mostre personali in Italia e Spagna. Ha partecipato a molti festival d`arte contemporanea, progetti di rigenerazione urbana e nel campo della street art, nonché progetti curatoriali in Italia (Suoni Urbani, Rigenerazione18, InCLTO, StART 2015,2017 e 2019, OWL Festival, Spettacolo Aperto, festival Smell 2012) e Spagna (Isala Madrid, La Quinta del Sordo) è inoltre stata presente alla fiera d’arte contemporanea Arte Fiera OFF a Bologna (2016; 2014) . Ha realizzato le performance in collaborazione con Stefano Scheda a Bologna e Firenze ( 2012; 2011) e la sua performance “Ave Maria” ha vinto il bando “Open” di Spettacolo Aperto a Pergine nell`anno 2015.
L'arte di Virginia celebra l'essere umano nelle sue contraddizioni e nei suoi spasimi, mostrando ad esempio la bellezza di corpi comuni ripensati neo-classicamente al netto di ironie postmoderne come in "Figli d'Olimpo" oppure mettendo in campo il proprio corpo come veicolo di esperienze condivise in un momento di ritualità comunitaria, seppure intima, sia direttamente lasciando intervenire il pubblico sul proprio corpo (come ne “La papessa”) oppure dando la possibilità di vivere la stessa sensazione (come in “Profondo liquido”). Con procedure sempre in una certa misura partecipate dal pubblico, l'opera di Virginia è la superfice su cui fa rimbalzare le proprie emozioni e vissuti in azioni che sono esperienze estetiche catartiche (come “Tabula Rasa”) o contaminanti (come “Fallo*”).
Tramite l'intensità e la costante presenza del corpo nella sua opera, Virginia cerca la bellezza nel momento di scoperta della propria umanità e dei ponti misteriosi che collegano le nostre emozioni quotidiane al nostro desiderio di assoluto.